Chiudi

Peccato che fosse puttana

['Tis Pity Sheʼs a Whore], a cura di Nadia Fusini, testo inglese a fronte


Roma, Officina, 1984, Il globo, 1
cm 24x16, pp. 251-(5), brossura illustrata
Unica edizione italiana. Ottima copia

€ 30
Ford è autore terminale. Dopo di lui i Puritani chiuderanno i teatri, a bandire definitivamente ciò che avevano tutto il tempo attaccato: lo spettacolo di una parola drammatica e ineguale, la parola sovrana dell'Attore e del Re. Con il teatro di Ford si chiude la grande stagione elisabettiana: Ford ne cita i grandi modelli, Romeo e Giulietta, Amleto, Otello, ma così avanti la sua creatura è andata nei territori del male che più di eroe tragico conviene qui parlare di criminale: «criminale» non a caso Artaud chiama Giovanni, l'appassionato amante di Annabella.


L'incesto è il tema di questa tragedia, la colpa tragica che i due protagonisti consapevolmente scelgono di commettere, divorziando così da Dio e dalle Leggi. «Sono entrambi falsari, ipocriti, bugiardi, in nome di una passione sovrumana che le leggi arginano e ostacolano, ma che essi porranno al di sopra delle leggi»: dice Artaud che vede in questa tragedia un testo esemplare di teatro della crudeltà.

La «peste» di questo dramma, il momento del male, quando trionfano le forze oscure, è appunto l'incesto accettato e commesso nella libertà sovrana della rivolta: ma dramma è anche l'ostinato eroismo di un amore assoluto e senza compromessi. Amore del simile, amore del fratello-sorella: incestuoso in questo, che chi lo prova vuole mantenersi nella convenienza perfetta del proprio kin, o stirpe — quasi che solo quello garantisse la fusione con l'altro che l'amore desidera. Ma la fusione-condiventa con-fusione, nel dramma: perdizione, rovina. Terrestre, materico non può essere il rapporto di questa creatura al mondo: proibite le nozze alchemiche, trionfano invece le convenzioni, gli usi arbitrari di un mondo che non è più «cosmo», ma vuoto palcoscenico in cui attori senza più «grazia», ne «autorità», recitano atti senza verità, totalmente piegati alla «vanitas». Contro questo mondo si erge la passione dell'eroe criminale, o scellerato: anticipazione del libertino sadiano.

Riletta in questo secolo da Artaud, ripresa in un memorabile spettacolo da Visconti (Parigi, 1961) e più tardi dal Teatro Alfred Jarry di Mario e Maria Luisa Santella (L'Aquila, 1970), della tragedia esiste anche una versione cinematografica dal titolo Addio fratello crudele di Giuseppe Patroni Griffi, 1971.

Chiudi